Mondiali di Italia ’90…30 anni dopo resta un ricordo indelebile

di Cristina Baldini

… 30 anni dopo

L’8 giugno la partita d’esordio dei Mondiali di Italia ’90, la favola di Totò Schillaci e la grande delusione contro l’Argentina di Maradona.

«Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana». Cantavano così Gianni Nannini ed Edoardo Bennato nell’inno dei Mondiali di Italia ’90.

Da allora sono passati esattamente trent’anni.

Era l’8 giugno 1990 quando San Siro, per l’occasione ampliato con l’aggiunta del terzo anello, teneva a battesimo i Mondiali di Italia ’90, un evento che coinvolse tutto il Paese, rappresentato dalla mascotte «Ciao», e che doveva essere una lunga cavalcata verso il quarto titolo azzurro.  null

Italia ’90 iniziò con una grande sorpresa, presagio funesto che non tutto sarebbe andato come sperato e pronosticato.

San Siro in festa per la cerimonia di inaugurazione del Mondiale di Italia ’90

La sorpresa Camerun

Un campionato mondiale dalla cifra tecnica altissima, perché oltre a Maradona c’era la Germania di Matthaus, Brehme e Klinsmann, l’Olanda di Gullit, Van Basten e Rijkaard, l’Inghilterra di Lineker e Gascoigne, la Jugoslavia di Savicevic e Prosinecki. E poi personaggi indimenticabili come Roger Milla e N’Kono (idolo giovanile di Gigi Buffon) del Camerun, El loco Higuita della Colombia e il gigante Skuhravy dell’allora Cecoslovacchia.

La favola di Totò Schillaci

Totò Schillaci

Dalla gioia alla delusione

In quelle settimane l’esaltazione collettiva raggiunse picchi clamorosi, tutti uniti attorno alla Nazionale di Azeglio Vicini, spinta da un amore viscerale che, partita dopo partita, spinse gli Azzurri fino alla semifinale.https://tpc.googlesyndication.com/safeframe/1-0-37/html/container.

Diego Armando Maradona

Non più a Roma, ma a Napoli. Contro l’Argentina. Contro Maradona.

E lì la storia cambiò per sempre. Perché, nonostante l’azzurro, il Pibe a Napoli non poteva essere considerato un avversario, lui che da quelle parti era tutto. Clima surreale, diviso tra il tifo per l’Italia e il non poter voltare le spalle a Maradona, uno stadio diviso come il cuore di chi c’era. Finì ai rigori, finì male. Sbagliarono Donadoni e Serena, ipnotizzati dal portiere Goycoechea.

La delusione di un’intera nazione la si poteva palpare, bastava guardare gli occhi rossi di chi, incredulo, fissava i maxischermi mentre le piazze si svuotavano silenziose, accompagnate dall’amarezza di chi sapeva di essersi fatto scappare dalle mani un’occasione unica e chissà per quanto tempo irripetibile, quella di vincere un Mondiale in casa propria e davanti al proprio pubblico.

Il rigore di Brehme che regalò il titolo alla Germania passò quasi in secondo piano (fece molto più rumore l’«hijos de puta» che Maradona, reo di averci eliminati in semifinale, rivolse al pubblico dell’Olimpico che fischiava l’inno argentino), almeno quanto la festa triste della sfida per il terzo posto vinta dall’Italia sull’Inghilterra a Bari.

Il gol su rigore di Brehme che regalò il titolo alla Germania in finale contro l’Argentina

L’attesa è stata tanta, ma la rivincita è arrivata, con 16 anni di ritardo, in Germania.

Ma Italia ’90 resta un ricordo unico, bello, vivo anche se doloroso. Trent’anni dopo.

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