
di Cristina Baldini
L’attore ha pubblicato online una foto di Vittorio Gassman, scomparso il 29 giugno 2000. Non ha usato grandi parole, limitandosi a celebrare l’artista. Il padre, invece, l’ha spesso descritto «buono e generoso», ricordando le tante risate insieme e le pacche sulla schiena

Non il padre, ma l’attore. L’icona. Colui che Alessandro Gassmann ha ricordato via Instagram non è il genitore affettuoso di cui, spesso, ha parlato. È l’artista, la maschera. È il volto di un cinema ormai scomparso, postato online nella sua versione tradizionale. «Vent’anni senza Vittorio Gassman», ha scritto il terzogenito dell’attore, nato dall’amore tra Gassman e Juliette Manyiel. Più non ha aggiunto. L’immagine in bianco e nero del padre, durante una rappresentazione teatrale, è stata corredata della data che ne ha segnato la morte.

Nessuna parola è stata spesa sull’indole dell’uomo, che Gassmann ha sempre descritto come generoso e buono.
«Era un uomo molto rigido, severo ma anche estremamente dolce e affettuoso. Era un uomo del 1922, di origine ebraica, aveva perso il padre a quattordici anni e vissuto gli stenti del fascismo e della Guerra. Riconosceva il valore di avere iniziato da zero e di non avere mai tentato scorciatoie. Pensava che fosse giusto fare sempre le scelte più faticose e questo è stato per me un grande insegnamento che applico quotidianamente nella mia vita», ha raccontato nel 2017, ospite del Bif&St, ricordando il legame con il Vittorio Gassman uomo e artista. Ridevano, tanto, tantissimo.

Ed è nelle risate condivise, nella velocità di una macchina mal guidata, nelle troppe sigarette e nelle pacche sulla schiena, che Alessandro Gassmann ha capito di che pasta fosse fatto. Ironico, tagliante, consapevole di poter divertire, si è scoperto determinato a vestire i panni dell’attore drammatico, nella speranza che un giorno nessuno possa dire: «C’era una volta il grande Vittorio Gassman, poi, purtroppo, c’era anche suo figlio».