Tutta l’umanità di Cesare Prandelli e un calcio che non c’è più

Cesare Prandelli

Cesare Prandelli ha fatto un passo indietro e ha deciso di rassegnare le dimissioni dal ruolo di allenatore della Fiorentina. “È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione” scrive Prandelli nella più classiche delle lettere d’addio. Dopo quattro mesi e mezzo di duro lavoro, ha dovuto affrontare le sue stesse fragilità, oltre a quelle dei Viola che non sembrano girare sotto la guida di nessuno. La sconfitta interna per 3-2 contro il Milan, la scorsa giornata di campionato, vissuta malissimo con tachicardia e attacchi di panico che gli hanno impedito anche di presentarsi in sala stampa, ha quindi convinto Prandelli a chiudere la sua seconda avventura a Firenze.

Firenze avrebbe dovuto dare una svolta alla carriera di Prandelli, che negli ultimi 7 anni ha collezionato soprattutto delusioni, all’estero, ma anche in Italia. Triste risvolto durante la breve permanenza sulla panchina del Genoa, senza parlare dell’esperienza negativa in Azzurro ai mondiali del 2014. “Nella vita di ciascuno, oltre alle cose belle, si accumulano scorie e veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Per il troppo amore sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa che era esattamente al suo posto dentro di me” scrive uno sconsolato Prandelli.

Però, le sconfitte sul campo, sono nulla in confronto a quello che ha dovuto sopportare l’uomo Prandelli, come la tragica scomparsa all’età di 45 anni della moglie Manuela il 26 novembre 2007. Per starle vicino durante i mesi della malattia, nel 2004 Prandelli aveva deciso di dimettersi dalla Roma, di cui era diventato allenatore da circa un mese. Tornato in panchina l’anno dopo a Firenze, non passò inosservata la sua assenza nella trasferta dei viola a Reggio Calabria. Ufficialmente per un mal di schiena, ma il vero motivo lo spiegò lui stesso tempo dopo: «Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L’abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo».

“So che Firenze capirà e sono consapevole che la mia carriera da allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la vita non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi” continua l’ormai ex allenatore della Fiorentina. La splendida vittoria contro il Benevento sembrava aver fatto cambiare rotta ai Viola, ma la partita al cardiopalma contro il Milan, ha riconfermato il trend discontinuo del club. Nel frattempo, Beppe Iachini è già a Firenze, pronto a guidare la squadra all’uscita dalla pericolosa zona retrocessione.

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