Giorgio Armani, 15 lezioni di stile dal Re della moda

Giorgio Armani

“I cretini non sono mai eleganti”

Giorgio Armani, 15 lezioni di stile dal Re della moda nel libro

Era il 1982, nel dialogo tra Giorgio Armani e Paolo Mosca la frase che dà nome al libro: “I cretini non sono mai eleganti. Gli intelligenti invece, anche con due stracci addosso sono vestiti logicamente, quindi sono sempre eleganti”. Più di trent’anni dopo, Paola Pollo, giornalista del Corriere della Sera, usa questo e altri – tantissimi, dialoghi – per riassumere il pensiero dello stilista in merito non solo all’eleganza, ma anche del suo modus vivendi. In “I cretini non sono mai eleganti. Giorgio Armani in parole sue” (Rizzoli Etas) c’è il racconto di una vita: dall’iscrizione a Medicina (anche se voleva fare il veterinario), al lavoro alla Rinascente con il capo che gli aveva detto: “Giorgio, lei sarà sempre un buon secondo, si ricordi”.

Poi c’è la mamma, direttrice di una delle colonie estive di Misano e quel Telegatto che lo convinse a cambiar vita. Lo raccontò a Natalia Aspesi: “Mi pare che fosse a un Telegatto, le foto mostravano un uomo un po’ troppo arrotondato, uno che non mi piaceva per niente. Decisione immediata. Palestra professionale a casa, personal training a domicilio e ogni mattina, da allora, domenica riposo, due ore di ginnastica, attrezzi e macchine dalle sette alle nove. Poi niente carboidrati la sera, vino solo a cena, mai salse, un alcolico una volta a settimana, ogni quattro mesi check-up. A letto presto, massimo alle 11”. E c’è anche il padre, impiegato in una ditta di autotrasporti, con il rimpianto di non averlo mai conosciuto a fondo.

Ricordi e pensieri per uomini che invece tutti abbiamo “conosciuto”. Così parla anche di Gianni Agnelli (“Lo ammiro perché ha un suo stile anche nelle piccole cose, nelle cose banali”) e di Veltroni, uomo Armani ideale, il più disinvolto. Fra i politici il più elegante era Berlinguer (lo disse nel 1982) con quei capelli e quelle giacche modeste. Nel dubbio che anche oggi sia bene ricordare ancora i concetti dell’eleganza, abbiamo raccolto dall’Armani pensiero 15 consigli di stile. Ma se avete timore di non ricordarli tutti, tenete a mente solo quello che Giorgio Armani disse a Hal Rubinstein e Concha Pizzarro (per In Style): “La chiamo la regola di Cary Grant: vestiti in modo che, quando vedi una tua foto, non sia in grado di attribuirle una data. Cary Grant sapeva che cos’è l’eleganza e la praticava”. 

1. Barzellette? No grazie. Mi imbarazzano, non ne racconto mai, mi dimentico subito e poi trovo tremendo aspettare il prorompere di una risata. (Gisella Borioli, Donna, ottobre 1990)

2. Biglietto da visita. Il profumo è il miglior biglietto da visita col quale ci presentiamo agli altri (Biancamaria Piccinino, Allure, luglio 1995) 

3. Bontà e modestia. La bontà mi sembra una qualità un po’ modesta, l’ambizione è una grande qualità. (Gisella Borioli, Donna, ottobre 1990)

4. Dio esiste e veste in blu. Dio? Non lo vestirei né col doppiopetto, né in t-shirt e jeans: con un completo blu, confortevole e celestiale (Paolo Mosca, Il Messaggero, 13 agosto 2000)

5. Esibire il denaro è volgare. Anche quando mi sono ritrovato benestante, ho agito per con cautela. Ho sempre ritenuto volgare l’esibizione del denaro (Natalia Aspesi, La Repubblica, 11 luglio 2004)

6. La comodità. Dormo con addosso una t-shirt bianca (Mariangiola Castrovilli, Sorrisi e Canzoni Tv, 21 ottobre 1984)

7. Cosa avere in valigia. Il mio bagaglio? Una sacca con tre camicie azzurre, due golf blu, due pantaloni, quattro paia di mutande bianche. (Stefano Jesurum, Oggi, aprile 1985)

8. Mai senza. Il mio orologio. C’è anche un vecchio cachemire blu che porto con me anche in estate, poi un anello con le fasce. Che simbolizzano i miei amori passati e presenti. (Francois baudot, Elle Francia, 19 maggio 1997)

9. Non ballo più. Ho smesso di ballare a 25 anni per non sfiorare il ridicolo. (Natalia Aspesi, La Repubblica, 2 agosto 1990)

10. Rigore necessario. Il rigore nei sentimenti mi è necessario almeno quanto quello della forma. (Oreste del Buono, Uomo Vogue, ottobre 1987)

11. Valigia intelligente. La valigia è intelligente proporzionalmente alla sicurezza di sé di chi la prepara. Chiunque sappia in che panni si trova a suo agio, fa valigie perfette in cinque minuti.

12. W la gioventù. Bisogna cominciare presto, prestissimo. A 15 anni se uno ha la moda dentro già se ne accorge. (Donna, marzo 1990)

13. Eleganza, non stravaganza. Lo stile è eleganza non stravaganza. L’importante è non farsi notare, ma ricordare. (Roberto Gervaso, Corriere della Sera, 20 agosto 1980)

14. Evergreen. La t-shirt e jeans di James Dean, il giubbotto di pelle di Marlon Brando, l’eskimo dei sessantottini. La borsa Kelly. Lo zainetto. La bigiotteria di Chanel. I gioielli indiani degli hippy. Il bikini e l’olimpionico. E tra le scarpe? Il sandalo di Chanel. Le Nike. Le Timberland. In chiusura di secolo: i sandali d’inverno e gli stivali d’estate. (Enrico Arosio e Jacaranda Falck, l’Espresso, 30 settembre 1999)

15. Less is more. Evitare tutto quello che è evidente, quello che si considera lusso sfrenato, per scoprire un lusso più segreto, più riservato, meno diffuso. (Benedetta Poletti, Elle Spagna, febbraio 2007

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