Ben Affleck e Matt Damon, medioevo kolossal: “Film sulla mascolinità crudele”

VENEZIA «Udite udite! Lord, cavalieri, scudieri e persone di altro grado: per ordine del re, combatterete a cavallo o a piedi con l’arma che volete, eccetto quelle forgiate da incantesimi, magie e sortilegi». Con «The Last Duel» si fa un salto indietro nel tempo, in una storia vera del Medioevo. È il kolossal epico in cui Ridley Scott riunisce due grandi amici, Matt Damon e il paparazzatissimo Ben Affleck, per il suo ritorno di fiamma con Jennifer Lopez, i Bennifer, coppia glam di quest’edizione.

Ben è un conte biondo, cugino un po’ picchiatello del re, ha la crudeltà dell’idiota. Si mette di lato e cede il ruolo dell’antagonista ad Adam Driver, reo di aver violentato la moglie del cavaliere Damon. Il miracolo di una donna che alza la testa e si ribella, nel Medioevo. Dice Affleck: «È un film sulla mascolinità tossica, su una donna che cerca giustizia a rischio della propria vita. Le donne erano considerate proprietà degli uomini. Io mi considero femminista». 

La storia è raccontata da tre punti di vista, i due contendenti e la donna; le scene si ripetono e Damon annota che «spesso si usano le stesse parole, ma vengono percepite da un punto di vista diverso». Ben e Matt sono cresciuti insieme, hanno una società per valorizzare aspiranti sceneggiatori, hanno anche scritto questo copione con Nicole Holofcener che dice: «Un film legato al #Metoo, non volevamo salire in cattedra ma dire, queste cose succedono ancora». Il cuore è l’eroina, vittima di «crudeltà, orgoglio, vanità dell’uomo». 

Ben & Matt, divo e antidivo, non potrebbero essere più diversi. Il primo è inquieto, uscito dagli abusi dell’alcol, ha divorziato da Jennifer Garner da cui ha avuto tre figli ed è tornato dall’altra Jennifer, artista versatile, deve parte della fama al suo lato B. L’altro è famoso solo per il suo lavoro, ha il sorriso standard, rappresenta la normalità di un uomo normale. Al Lido Matt Damon portò un film specchio dell’antidivismo, «Downsizing», in cui la misura è tutto e gli esseri umani sono miniaturizzati; normale anche nella vita privata, è sposato da sedici anni con Luciana Barroso, conosciuta nel bar dove lavorava, davanti a una birra. 

I due, Adam e Matt, nei panni di Jacques Le Gris e Jean de Carrouges, nel film oggi rivali ma un tempo amici, sono divisi da terre contese e ambizioni militari. E poi sopraggiunge l’infamia dello stupro. La nobildonna Marguerite viene immobilizzata, assalita, sopraffatta come accade a un’infinità di donne ancora adesso, sette secoli dopo. Matt è un marito freddo e vanesio, Jodie una moglie malinconica, Adam è lo scudiero nato senza nome né ricchezza, un guerriero erudito e seduttore che ozia nella corte, rozzo ma di bell’aspetto, frequenta le lenzuola più che i nemici. Ma dovrà vedersela col marito di Marguerite in nell’ultimo duello «giudiziario» autorizzato in Francia: secondo un sentiero divino.

Nel duello vinceva chi vuole il Signore, infatti si chiamava il Duello di Dio e non può che premiare colui che è nel giusto. Se sarà Matt Damon ad avere la peggio, sua moglie verrà spogliata, rasata, bruciata viva (cosa a cui i talebani, fermi al Medioevo nei diritti delle donne, non hanno pensato). «Un’eroina in anticipo sui tempi — chiosa Ridley Scott — poteva essere condannata a morte senza avere commesso crimini». Rischiò la vita per difendere la verità.

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