Lady Diana, 25 anni senza la principessa triste

di Cristina Baldini

Il 31 agosto 1997, 25 anni fa, moriva a Parigi Lady Diana, detta la principessa triste dopo la separazione da Carlo d’Inghilterra. Un personaggio passato in pochi giorni dalle riviste di gossip alla massima popolarità. La sua precoce scomparsa, a soli 36 anni, unita all’infelice e naufragato matrimonio con l’erede al trono del Regno Unito la trasformò in un’eroina, celebrata dai mass media e amata dal grande pubblico.

Diana Frances Spencer nacque l’1 luglio 1961 nella tenuta reale di Sandringham nella contea di Norfolk, 170 km a nordest di Londra. Figlia del visconte di Althorp Earl Spencer e della figlia del barone Fermoy Shand-Kydd, trascorse l’infanzia a Park House, una dimora costruita nel 1863 per re Edoardo VII nella tenuta di Sandringham. Visse qui fino a 14 anni, al 1975 quando la famiglia traslocò nella seicentesca tenuta di famiglia di Althorp Park nella contea di Northampton. Il trasloco avvenne un anno prima dell’incontro di Diana con il principe Carlo. Park House – simbolo del rapporto degli Spencer con i Windsor, la casa reale – necessitava di lavori. Nel 1983 la regina Elisabetta donò lo storico edificio a un fondo caritatevole che, dopo la ristrutturazione costata 2,3 milioni di sterline, lo trasformò nel Park House Hotel adibito all’ospitalità dei viaggiatori disabili e delle loro famiglie.

Althorp Park, il Diana Princess of Wales Memorial  

Durante il fidanzamento, prima del matrimonio con Carlo, Diana alloggiò nella Clarence House una residenza reale vicino a Green Park, dove tutt’ora Carlo vive con la seconda moglie Camilla. Dopo il matrimonio con Carlo nella cattedrale di Saint Paul, il 29 luglio 1981, Lady D diventa la principessa del Galles e si trasferisce a Londra ed è qui che tracciamo un itinerario sui luoghi a lei legati. Dal 1981 Lady D visse a Kensington Palace, qui crebbe i figli e rimase dopo il fallimento del suo matrimonio e la separazione da Carlo. Qui alla notizia della sua morte si riverso un popolo di ammiratori che seppellì letteralmente il cancello di fiori, biglietti e candele, pellegrinaggio mai veramente interrotto a un quarto di secolo dalla sua scomparsa. Raggiungibile in metrò scendendo alle fermate High Street Kensington o Queensway, questa residenza reale si trova all’interno dei Kensington Gardens. I giardini – creati nel 1908 da Edoardo VII su modello dell’olandese Pond Garden di Hampton Court – erano il luogo preferito della principessa.

Qui nel 2021 – per il 60esimo anniversario della nascita di Lady D – per volere dei figli William e Harry, i designer del Sunken Garden Pip Morrison hanno piantato 4000 fiori (200 rose, 100 non ti scordar di me, 300 tulipani, 500 piante di lavanda, 50 piselli dolci e 100 dalie) per coronare l’inaugurazione della statua di Diana, che lo scultore Ian Rank-Broadley ha raffigurato in piedi, malinconica nel fiore degli anni, che abbraccia due bambini, simbolo del suo impegno per cause umanitarie. In una sezione dei Kensington Gardens le è stato dedicato nel 2000 il Princess of Wales Memorial Playground, un parco giochi con un galeone dei pirati e la statua di Peter Pan.

Ad Hyde Park si trova invece la Princess Diana Memorial Fountain, l’imponente fontana circolare disegnata in sua memoria dall’americano Kathryn Gustafson e inaugurata nel 2004 dalla regina Elisabetta. Il Palazzo disegna invece un itinerario di 11 km – tra St James’s Park, Green Park, Hyde Park e Kensington Gardens – scandito da 90 placche dorate in sua memoria.

Per scoprire le radici di Lady D si visita la Spencer House, la dimora londinese degli Spencer fatta costruire nel 1766 dall’antenato Earl Spencer nei pressi di Buckingham Palace.

Il funerale di Lady D fu celebrato nell’abbazia di Westminster il 6 settembre 1997. La principessa fu sepolta in un’isola al centro di un laghetto nella tenuta di famiglia di Althorp dove visse dal 1975 al 1981, non ci si può avvicinare, gli ammiratori depositano fiori davanti a un tempietto vicino a lago.


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Lady Diana il giorno delle nozze con il principe Carlo d’Inghilterra, nel 1981

The Princess

Un quarto di secolo dalla morte di Lady D e nel mare di rievocazioni è difficile non solo districarsi ma cogliere un punto che non sia abusato per il pubblico che quella storia l’ha vissuta live. Ci prova, con risultati alterni, il doc inedito The Princess: passato su Sky, di iper-produzione internazionale – la stessa Sky, Hbo e altri – The Princess cerca di sommare e mescolare più di un approccio narrativo. C’è la riproposizione delle fasi cruciali – su tutte la celebre intervista “estorta” dalla Bbc – trattata come una serie tv di stampo action, a gran ritmo e saltando tutti i convenevoli della cosiddetta favola triste.

Ma c’è quasi una sorta di ossessione contemporanea nel mettersi dalla parte del pubblico: e riportarne umori e pensieri, e commozione feroce nonché cinismo dopo l’esito fatale dell’intera storia. C’è un talk della tv inglese all’epoca della separazione da Carlo, nel quale partecipano solo spettatori comuni e sembra un programma di Funari: a quel punto si schierano contrapposti adoratori e detrattori della Principessa, i primi hanno nel mirino Camilla e quel giuggiolone furbo di Carlo, i secondi sono inflessibili difensori del protocollo della Monarchia e della sua extraterritorialità rispetto a tutto, per cui la Corona trascende qualunque sentimento e a qualunque costo. E c’è anche, il giorno dei funerali, una ripresa in un parco londinese nella quale due tizi qualsiasi anticipano di vent’anni quella che oggi sarebbe una diatriba sanguinolenta su Twitter. È ovviamente la parte meno interessante, ma viene rivendicata come narrazione di stampo contemporaneo, e pazienza. A un altro tipo di spettatore, non necessariamente migliore, piaceranno invece i passaggi nei quali la materia viene trattata come un drama coi fiocchi. E quindi forse per una sorta di parola finale su questo racconto basterà attendere l’uscita della quinta stagione di The Crown, con quegli acrobati della narrazione di cose reali inglesi alla prova dell’epilogo con la Principessa triste.

Su molti siti specializzati e no, l’imminente ritorno dell’intera programmazione televisiva viene salutato con accenti entusiasti. Certa gente non se la merita, l’estate.

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