Burghy era un fast food italiano, fondato nel 1982 dalla Supermercati GS, catena oggi inglobata dal gruppo Carrefour, che ne ha eliminato il marchio. Sulla scia della sempre più forte influenza culturale statunitense, l’idea fu quella di creare una catena di ristoranti sul modello del fast food di hamburger. La partenza di Burghy fu difficile fino a quando, nel 1985, la catena è stata acquistata dal gruppo Cremonini. Con questo, grazie anche alla carne fornita dalla Inalca, sempre di Cremonini, Burghy riuscirà ad attraversare un rapido periodo di crescita, riuscendo ad offrire hamburger di qualità ma a prezzo contenuto. La catena resterà il principale brand del fast food in Italia fino a quando, nel 1995, sarà acquistata da McDonald’s, che ne eliminerà il marchio.

Un luogo storico di Milano che se ne va, portando con sé le memorie di un’epoca come gli anni Ottanta che forse più di altre segna ancora oggi l’identità della città. La sede di McDonald’s in piazza San Babila, complice la pandemia, chiuderà i battenti. Stavolta, diversamente dal 2015, in modo definitivo. Motivo: contratto di affitto in scadenza e costi per il rinnovo troppo alti, con la proprietà dell’immobile che avrebbe persino prospettato un aumento del canone.

La chiusura è prevista per il 6 dicembre. I 35 lavoratori del punto vendita all’angolo tra corso Europa e largo Toscanini non perderanno il posto: assicurano infatti i sindacati che ogni operatore e dirigente ha scelto dove ricollocarsi, perlopiù tra piazza Duomo e Galleria Ciro Fontana. Quel che invece un po’ si rischia di perdere è altro. Piaccia o non piaccia il modello fast food, nelle vetrine di San Babila si è riflettuto per quarant’anni lo scorrere di un pezzo di storia della città. Ora si spengono le luci su un’icona che ha rivoluzionato il costume e le abitudini alimentari dei milanesi, facendosi tutt’uno con i dettami della moda e delle culture giovanili degli anni Ottanta.
P U B B L I C I T A’

Le foto storiche



I paninari sono stati per un decennio gli indiscussi protagonisti di questo angolo d’America dove nel 1981 aprì il primo Burghy d’Italia. In quel periodo, tra la «Milano da bere», lo scarsissimo interesse dei giovani per la politica e i riflettori puntati sull’America, frontiera di un nuovo mondo di concepire i consumi, dire paninaro voleva dire fast food: un concetto del tutto nuovo nel mondo del cibo all’italiana, una novità che si legò a doppio filo, appunto, con la voglia di disimpegno incarnata dai paninari.