
a cura di Marcello Tagliaferri

A giorni la richiesta di rinvio a giudizio per Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e i vertici della società. Perquisizioni, telefonate e lettere al centro dell’indagine: «All’Atalanta dobbiamo 6-7 milioni»

– A un anno dalle prime perquisizioni della guardia di finanza, la Procura di Torino ritiene di avere tutti gli elementi per chiedere il rinvio a giudizio – a giorni – per gli ex componenti del cda della Juve: tra loro il presidente dimissionario Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, l’ad Maurizio Arrivabenee il capo dell’ufficio legale Cesare Gabasio.
L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello, ipotizza bilanci falsificati (dal 2018 al 2020), plusvalenze artificiali, false fatturazioni e «manovre stipendi», sul pagamento posticipato dei calciatori, fuori bilancio.

Inchiesta Juventus: contratti nascosti per 34 milioni, CR7 ne rivuole 19
I pm hanno trovato nuove operazioni non chiare, le accuse contro la società bianconera crescono.

L’inchiesta che riguarda la Juventus si ingrossa col passare dei giorni. Sono spuntate nuove ombre su alcune operazioni della società bianconera finite nel mirino della Procura di Torino, con altri contratti nascosti e debiti fuori bilancio che stanno aggravando la situazione. Le dimissioni in blocco del CdA della Juventus sono arrivate con un bilancio non ancora approvato e un extradebito trovato di almeno 34 milioni di euro su cui i pm si stanno concentrando.

Reati che avrebbero potuto essere reiterati nel bilancio 2021/22, fosse stato approvato: rischio che le dimissioni del cda hanno azzerato, tanto che la Procura ha deciso di rinunciare all’appello al Riesame, con cui chiedeva misure interdittive per gli indagati.
Ormai il timone è passato nella mani del nuovo dg Maurizio Scanavino e del presidente designato, Gianluca Ferrero, commercialista e revisore di fiducia di Exor, l’azionista di maggioranza.
Nel bilancio da votare – stando agli accertamenti – non sarebbero ancora inseriti i 34 milioni derivanti dalla seconda «manovra stipendi»: una sorta di spada di Damocle sulla regolarità del documento contabile.
Oltre la metà di questa cifra, 19,9 milioni, sarebbe nella famosa «carta segreta» firmata con Ronaldo, che ora pare intenzionato a chiederne il pagamento. La carta che non doveva esistere, secondo l’intercettazione ormai famosa: «Se salta fuori ci saltano alla gola tutto sul bilancio, i revisori e tutto», dice Cesare Gabasio, legale rappresentante del club. Per poi aggiungere: «Poi va a finire che ci tocca fare una transazione finta».

Transazione, che fino ad ora, non sarebbe avvenuta. Ma il solo pensiero di risolvere così la questione, per i pm dimostrerebbe il dolo dell’operazione.
Ma le side letter con i calciatori non sarebbero le uniche scovate nel corso delle perquisizioni.
L’analisi dei documenti sequestrati e le dichiarazioni di alcuni testimoni avrebbero messo in luce altri debiti fuori bilancio. Cherubini, sentito il 29 Novembre 2021, racconta che ci sarebbero «tra i 6-7 milioni di debiti con l’Atalanta» che non sarebbero mai stati iscritti.
Parole che troverebbero conferma in una mail datata 10 luglio 2020 in cui si parla di «debiti residui» – secondo i pm non contabilizzati – pari a «30 milioni + agenti»: tra le società con cui sarebbero maturati i debiti c’è l’Atalanta con accanto la cifra di 3,5. In un’altra intercettazione Arrivabene ammetterebbe: «Sappiamo cosa gli dobbiamo all’Atalanta».
P U B B L I C I T A’

Presunte anomalie su cui sono in corso accertamenti e che al momento non sono contestate agli indagati. Al pari di altre stranezze emerse sulle plusvalenze e che inducono gli investigatori a parlare di side letter anche in questo filone investigativo.
Il tema è quello del «call di riacquisto» per alcuni calciatori ceduti in prestito con obbligo di riscatto. Tra i contratti sotto esame ci sarebbe quello che nel 2018 portò Alberto Cerri al Cagliari, che avrebbe fruttato una plusvalenza di 8 milioni. Parallelamente all’obbligo di riscatto, ci sarebbe una mail del 12 luglio che garantisce al club torinese il riacquisto: in pratica, secondo gli investigatori, la plusvalenza non avrebbe dovuto essere iscritta a bilancio.

Juventus, penalizzazione in classifica?
Secondo quanto riferito dalla “Gazzetta dello Sport”, infatti, la Juventus rischia di subire una penalità in classifica già in questo campionato. Dalla giornata di ieri è stato aperto un nuovo fascicolo incentrato proprio sulla manovra correttiva applicata agli stipendi e relativa al periodo di lockdown in piena pandemia. Un accordo tra società e calciatori che, secondo i pm, rappresenta “falsamente” la situazione visto che non prevedeva la rinuncia alle 4 mensilità da marzo a giugno ma “ad una sola, con recupero certo e incondizionato» delle altre tre, e con un effetto finanziario positivo non di 90 milioni di euro (cifra a bilancio), ma di 22.354,647,70 euro.
Non è tutto: se gli accordi di riduzione stipendiale del 2020 e 2021 furono depositati in Lega come gli accordi di «integrazione stipendiale» per le stagioni successive, le «scritture private integrative», a garanzia del pagamento incondizionato delle integrazioni stipendiali, sono «documenti mai resi pubblici, occultati al di fuori della sede sociale e sequestrati 23 marzo 2022».
Ora tutto è nelle mani della Procura Federale: tutto ruota attorno all’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva. In particolare al comma 4 che prevede la “penalizzazione di uno o più punti in classifica” per la società che “mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, si avvale delle prestazioni di sportivi professionisti con cui non avrebbe potuto stipulare contratti sulla base delle disposizioni federali vigenti”. Con “uno o più punti” in meno, il club dovrebbe rinunciare a qualcosa (come la qualificazione in Champions), altrimenti la penalizzazione sarebbe rinviata alla stagione successiva. Sarebbe una soluzione intermedia tra l’ammenda per irregolarità gestionali e un trucco di bilancio che porterebbe alla retrocessione.