Mihajlovic non ce l’ha fatta: addio Sinisa, campione e uomo senza paura

di Redazione

Sinisa Mihajlovic è morto oggi a Roma a causa della grave forma di leucemia che lo aveva colpito anni fa. L’allenatore di calcio ed ex calciatore serbo aveva 53 anni ed era ricoverato alla clinica Paideia. Lascia la moglie Arianna e sei figli, una delle quali gli aveva da poco dato una nipotina.

“La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic – si legge nel comunicato diramato dalla famiglia – Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessandro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”.

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Mihajlovic aveva annunciato in conferenza stampa la sua malattia – e la necessità di un ricovero presso il Sant’Orsola di Bologna – nel luglio 2019, per poi sottoporsi a un trapianto di midollo osseo nell’ottobre 2019. Un mese dopo arrivarono le dimissioni dall’ospedale e il ritorno a casa. Nel marzo scorso una nuova ricaduta e una nuova operazione: “A inizio aprile sarò ricoverato, seguirò la squadra dall’ospedale e so che non mi deluderanno. Questa malattia è molto coraggiosa se ha scelto di tornare ad affrontarmi ma se non le è bastata la prima lezione gliene daremo un’altra” disse Mihajlovic. Il 6 settembre il Bologna esonera Mihajlovic.

Il peggioramento delle condizioni

Un tweet di Clemente Mimun nella mattinata di martedì 13 dicembre ha allertato tifosi e appassionati di calcio circa le condizioni di salute di Mihajlovic: il “Forza Sinisa” scritto dal direttore del Tg 5 lasciava intuire il peggioramento delle condizioni dell’ex allenatore di Torino e Bologna, da diversi giorni ricoverato presso la clinica Paideia di Roma. Poi l’annuncio della famiglia nel primo pomeriggio di venerdì 16. Il calcio, non solo italiano, piange per la tragica notizia della scomparsa di Sinisa, professionista e uomo per il quale hanno fatto il tifo tutti gli sportivi in questi ultimi difficili anni.

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La protezione della famiglia dall’onda mediatica che inevitabilmente si sarebbe scatenata è la priorità in questo momento. Gli ex compagni della Lazio l’hanno messa al di sopra di ogni altra cosa, limitandosi al massimo a poche e stringate battute. Marco Ballotta, ex portiere biancoceleste che ha condiviso con Mihajlovic tre anni a Roma, nell’esternare questo pensiero condiviso ha comunque voluto ricordare Sinisa per quel che è stato.

“Dispiace tanto, pensavo che si risolvesse in modo diverso – ha detto – Ho solo ricordi positivi di lui. Abbiamo trascorso tre anni di vittorie, era uno che si sentiva anche in campo e non a caso era diventato allenatore di un certo calibro. Ha lottato finché ha potuto”.

LA BATTAGLIA

Dall’annuncio della malattia al decesso di oggi, sono stati oltre tre anni di grandi battaglie, incessanti e difficili. Ma sempre portate avanti a testa alta e con grande voglia di combattere, senza mai lasciarsi andare, con la vicinanza e il supporto della sua famiglia e degli amici più cari. Ciao Campione, riposa in pace.

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