A cura di Redazione

Fotografia, pittura, scultura. Dal 5 al 19 aprile, il Museo Diocesano di Andria ospita circa 30 opere contemporanee. Tema: la riscoperta della propria emotività attraverso la raffigurazione del corpo


La riscoperta della propria emotività e spiritualità attraverso la raffigurazione del corpo umano e dei suoi elementi. È questo il tema della Biennale d’arte di Andria allestita dal 5 al 19 aprile negli spazi del Museo Diocesano San Riccardo, nel centro storico della città pugliese.

Il tema di questa prima edizione è stato declinato attraverso la pittura, la scultura e la fotografia da artisti locali e non, di oggi e di ieri, emergenti e affermati. Ognuno con la sua tecnica e il suo stile, con il suo sguardo e il suo pensiero. In mostra nelle sale del museo dedicate al contemporaneo, circa 30 opere selezionate da Michele Riefolo curatore della manifestazione, prodotta da Magnolia Arte di Loris Zanrei, editore e mercante d’arte.
PROMUOVERE IL RUOLO DELL’ARTE CONTEMPORANEA

Nell’ambito della sua ricerca sulla realizzazione di mostre quali luoghi ospitanti di conoscenza e sulla partecipazione del pubblico, gli organizzatori hanno rivolto la loro attenzione al dialogo tra contenuti espositivi e la ricezione della creazione contemporanea ritenendo l’arte elemento fondamentale per lo sviluppo dell’alfabetizzazione visiva e del pensiero critico poiché, sebbene viviamo in una società pervasa dalle immagini, mai come oggi si presta così poca attenzione alla loro lettura significativa e critica.
P U B B L I C I T A’

L’esposizione, pensata con opere atte a interagire tra loro e in dialogo con le peculiarità dell’attuale spazio espositivo del Museo Diocesano.

La mostra si propone di presentare opere in cui gli artisti riescano a cogliere il punto d’incontro tra essere umano e spiritualità. Un’altra parte di seme cadde sulla terra buona e diede frutto: nasce un do ut des di reciprocità che evidenzia il legame di cooperazione con il territorio. L’arte diventa così mezzo per condividere un messaggio di concezione spirituale e di anima, memore delle antiche odi latine, scavando nell’essenza di ciascuno affinché il seme gettato cresca rigoglioso. Ma sarà anche possibile uscire dal tema per proporre opere di libera ispirazione. Con l’esordio di questa “Biennale di Andria”, gli organizzatori (Michele Riefolo e Loris Zanrei) In questo ambito, interrogandosi sul ruolo dell’informazione culturale, intendono fare del visitatore un partecipante attivo e critico pensando al progetto espositivo come strumento di inclusione e conoscenza che accompagnerà il pubblico in un percorso multidirezionale che trasforma la mostra in una sorta di “spazio critico”.

La Biennale di Andria presentata dal Corriere della Sera (Living)




Parola a Loris Zanrei, produttore della Biennale

Produrre un evento di questa portata e proporlo in una città come Andria, in un museo Diocesano, ha una funzione sociale e immersiva?
Zanrei: Credo che tutti i musei stiano andando verso l’immersività, verso la fruizione totale dell’opera attraverso varie tecnologie. È anche una moda: oggi tutto viene detto “immersivo.”
Una sua interpretazione di questa mostra e una considerazione sullo stato dell’arte contemporanea.
Zanrei: L’arte è, a mio avviso, capace di rendere esplicito ciò che è invisibile e assimilato all’ambiente naturale. Questo processo trasformativo, che coinvolge sia il corpo sia la mente, come pure la nostra sensazione di essere presenti e consapevoli, è al centro della mia idea di arte. Per esempio, quando stavo progettando, La Biennale di Andria, mi proponevo di concepire questo meraviglioso edificio non tanto come un ospite passivo, come uno sfondo, ma piuttosto come un co-produttore della mostra stessa. Spero infatti che le opere che abbiamo selezionato permettano all’edificio di essere presente ed esplicito per voi visitatori.
