
NAPOLI – Non c’è scaramanzia che tenga, parta pure il conto alla rovescia: mancano 6 giorni oppure 5 punti allo scudetto e se sabato il Napoli batterà la Salernitana e l’indomani la Lazio non vincerà in casa dell’Inter, la festosa agonia di un campionato strangolato nella culla finirà già domenica. Il tempo corre e il gol del doppio azzurro Raspadori è il sigillo di ceralacca su un dominio mai così eclatante: se davvero il titolo arriverà nel prossimo turno, mai nessuno l’avrà vinto con un tale anticipo e forse nemmeno con una tale magnificenza, anche se quella non fa statistica. Però alimenta battiti e sospiri che faranno pulsare e illanguidire Napoli per chissà quanto tempo ancora.
Juventus-Napoli 0-1: Raspadori al 93′, scudetto vicinissimo per gli azzurri
Qui il tempo dello scudetto è arrivato all’ultimo, ben oltre il 90′, con una serie di circostanze che possono sembrare casuali ma non lo sono state per niente: l’ultimo contropiede della Juve s’è spento sul ruzzolone di Cuadrado, che anziché rialzarsi e tornare in difesa è rimasto seduto nell’area altrui, mentre dall’altra parte tre riserve del Napoli, Zielinski, Elmas e Raspadori, confezionavano il gol segnato di volée mancina dall’attaccante proprio nella zona che avrebbe dovuto essere coperta dal colombiano (e sempre da quelle parti, pochi secondi prima, Szczesny aveva salvato alla disperata su Osimhen). È il calcio di attimi che tanto piace ad Allegri e dal quale in questa circostanza è stato tradito. Max ha fatto un sorriso sardonico e un gesto di saluto verso Spalletti: “Ciao, io me ne vado”, così stavolta la mano non ha dovuto stringergliela. Poi è riapparso e alla fine ha evitato polemiche: “Dobbiamo accettare le decisioni arbitrali”. Il club ha scelto di non inasprire gli animi nonostante la rabbia per il gol annullato poco prima a Di Maria.
P U B B L I C I T A’

La Juventus aveva accettato la sua condizione di inferiorità e giocato di conseguenza. È stata una partita farraginosa tra squadre stanche, con più fervore che veleno, come se ci fosse un retropensiero a mettere una sordina al coraggio. Allegri non ha scelto la migliore formazione possibile, quella se l’è tenuta per Sporting e Inter. Qui ne ha approfittato per fare riposare gli stanchi, gli stressati, gli acciaccati (Di Maria, Vlahovic, Bremer), a cui non avrebbe potuto chiedere i sacrifici per i quali invece si sono spremuti Miretti, tallonatore di Osimhen, e Soulé, raddoppiatore della marcatura su Kvaratskhelia: non è un caso che quando sono usciti gli attaccanti gregari la partita – bloccata sullo sterile possesso palla napoletano e i rari ribaltamenti juventini – abbia preso una piega del tutto diversa, aprendosi infine all’imprevedibilità. Cosicché il Napoli, finalmente con un minimo di respiro, ha avuto tre occasioni con Osimhen tra il 70′ e il 73′ (sulla prima, ha preso il palo esterno con un destro rapido) mentre la Juve ha sciorinato qualche contropiede, incluso quello che ha portato in gol Di Maria al 82′, annullato solo alla moviola per un fallo di Milik su Lobotka alla radice dell’azione. La morale della favola è che dalla panchina Spalletti ha avuto il contributo decisivo, Allegri sono uno squadernamento tattico costato caro. Tra le due squadre ci sono 19 punti di differenza e si sono visti tutti, nei dettagli come nel quadro generale: è il Napoli ad aver messo in cornice la magnificenza.
LE DATE
La città potrebbe esplodere in tutta la sua gioia già domenica 30 aprile. Affinché succeda, il Napoli deve battere la Salernitana sabato alle 15 e poi sperare che la Lazio non vinca in casa dell’Inter alle 12.30 del giorno dopo. Altrimenti, supponendo che la formazione di Sarri vinca gli impegni successivi, agli azzurri servono altri cinque punti per cucirsi lo scudetto sul petto. Quindi la data da cerchiare in rosso potrebbe diventare martedì 2 maggio, se la squadra di Spalletti superasse i granata nel derby campano e poi l’Udinese nel turno infrasettimanale. Ciò che è certo, in ogni caso, è che il conto alla rovescia ormai è quasi giunto al termine per uno storico terzo scudetto. Per i meno scaramantici: l’ultima volta che il Napoli ha sconfitto la Juventus sia all’andata che al ritorno era la stagione 1986-87, che si concluse col primo tricolore.
JUVENTUS 0 – NAPOLI 1 48′ st Raspadori
Juventus (3-4-2-1) Szczesny – Gatti, Rugani, Danilo – Cuadrado, Locatelli, Rabiot, Kostic (16′ st Chiesa) – Soulè (21′ st Fagioli), Miretti (16′ st Di Maria) – Milik (45′ st Vlahovic). All. Allegri.
Napoli (4-3-3) Meret – Di Lorenzo, Kim, Juan Jesus, Olivera – Anguissa, Lobotka (51′ st Rrahmani), Ndombele (23′ st Zielinski) – Lozano (23′ st Elmas), Osimhen, Kvaratskhelia (41′ st Raspadori). All. Spalletti.
Arbitro: Fabbri
Note: amm. Locatelli, Rabiot, Fagioli, Di Maria e Anguissa. Spettatori 39839.