A cura di redazione

Le origini
Origini e infanzia: Spalletti come Boccaccio
Nato a Certaldo 64 anni fa, proprio come il poeta medioevale Boccaccio, autore del Decamerone, nell’area di origine etrusco-romana della città metropolitana di Firenze, Spalletti ha mantenuto sempre un legame forte con la sua terra, sanguigno e bucolico nella tempra e nel carattere, dicendo spesso in carriera esattamente quel che pensasse, senza troppe diplomazie. «Per divertirsi bastavano poche semplici cose, ma non erano sigarette o marche di liquori. Ho sempre detto da che parte stavo. Ragionare con la mia testa mi ha fatto guadagnare il rispetto degli altri». Così, parlando di sé in più circostanze, il nuovo allenatore degli azzurri.
I genitori e le telecamere
Il papà era guardiacaccia e magazziniere di una vetreria, ma anche se è scomparso prematuramente, Luciano ha ancora oggi grande cura della quercia che aveva piantato prima che lo lasciasse. Gli aveva chiesto che potesse farla crescere bene e ancora oggi, ben visibile dal terrazzo della casa natale, Spalletti non l’ha mai trascurata, ammonendo chiunque gliela toccasse. La mamma, in occasione dei 60 anni del figlio, ha invece dichiarato di avere in casa delle telecamere. «Non mi piace ma ho dovuto accettarlo. Una sua necessità per fargli sapere che sto bene e che non mi è successo nulla».

Famiglia
Conosciuta nel Golfo dei Poeti di La Spezia durante l’esperienza da calciatore nel club ligure, la moglie Tamara gli è stata sempre accanto, anche quando era in Russia per allenare lo Zenit. «Lei mi convinse ad andare», ha raccontato lo stesso Spalletti, «dicendomi che casa è semplicemente dove noi possiamo stare insieme. La mia amata, madre del mio sensibile bestione Samuele, dell’autoritario chitarrista Federico e della principessa Matilde». Così descrivendo anche i tre figli.
Oggi
Due Mondiali consecutivi senza la partecipazione dell’Italia, che in bacheca ne conta ben quattro, sono davvero troppi da poter sopportare. L’incarico assegnato a Luciano Spalletti, vincitore appena pochi mesi fa dello terzo scudetto del Napoli, ha come obiettivo proprio quello di ripristinare l’epoca d’oro costellata dai successi. Chiaro è che il lavoro del dimissionario Roberto Mancini non è da trascurare, tutt’altro. Il suo contributo ha permesso la vittoria con un’incredibile cavalcata di EURO2020 e sarà quella la gioia dalla quale attingere l’energia per il nuovo percorso.
Badando anche ad aspetti decisamente meno importanti ma non per questo trascurabili, l’ultimo Ct è anche icona di stile per l’Italia nel mondo sportivo. Roberto Mancini è stato fra gli allenatori dell’Italia e italiani sicuramente più attenti alla cura anche dall’aspetto esteriore, del modo di presentarsi che, in quanto al Belpaese, è un marchio da difendere. La decisione di rinunciare all’incarico ha generato un terremoto interno alla FIGC, che aveva a tutti i costi rinnovato la fiducia nel tecnico anche nei momenti più angusti.
Non è stata presa per niente bene dal presidente Gabriele Gravina, ma ciò non ha sconfortato perché la soluzione Spalletti è di assoluto lusso e garanzia. L’unica questione da risolvere, ma è ad appannaggio dell’allenatore toscano, riguarda una penale da eventualmente riconoscere al Napoli per non aver rispettato l’anno sabbatico, del quale aveva parlato nel contesto della decisione di lasciare anzitempo la squadra partenopea. L’avventura però da Ct è ufficialmente cominciata.
Lo stile del nuovo Ct

Ma come sarà lo stile del Ct rispetto a quello di Mancini? Anticonformista e schietto dall’inizio alla fine, Luciano Spalletti predilige la moda attuale, risponde ai perfetti standard del presente con jeans skinny, ma anche camicie floreali, t-shirt attillatissime. Il tutto senza mai il suo rosario al collo. Niente abiti classici e doppio petto, fatta eccezione per la presentazione in conferenza stampa. L’allenatore preferisce le tute, qualche accessorio e un berretto per scendere in campo. Fuori, spazio alla fantasia. Sarà lo stesso in campo?